Archivio | Maggio, 2011

la tifoseria organizzata

22 Mag

quest'anno, dopo anni sono tornato allo stadio. Genoa – Inter. Partita di cartello, ma "grazie" alle norme contro il teppismo riesco ad avere un biglietto di nord. Una cosa che qualche anno prima non sarebbe esistita. L'ultima partita che avevo visto era stata un Cittadella-Genoa 1-1 [1]. Trasfertona dal Trimone, Pablo e Hardla in macchina da Genova, io in aereo fino a Bologna, poi in macchina fino a Stradella.
Dopo anni sono inizialmente intimorito dai controlli anti-terrorismo, entrare in un aeroporto americano indossando un turbante in testa e' piu' semplice che entrare in Nord. Ti scrutano come fosti bin laden, da vivo. La cosa mi da particolarmente fastidio, ma penso si tratti dei soliti esagerati ai controlli. Invece no, i controlli sono piu' che mai necessari. Lo stadio sembra Bengasi, cancelli alti, inferriate, muri fatiscenti, cessi distrutti [2] e via dicendo. Si va al piano di sopra, un misto di cabala e di spirito di sopravvivenza.
Regna una tensione incredibile, i cori esprimono l'odio verso Milano, verso gli arbitri, verso la Lega (Calcio) e via discorrendo. Anche se non sei particolarmente incazzato, ti incazzi, ti fanno incazzare, ogni errore di un calciatore e' un dramma [3], una bestemmia, una congiura di palazzo. Persino la scelta di campo viene vista come uno sgarro dei giocatori dell'Inter nei confronti della Nord.
Tra i vicini regna la tensione. Non ci sono tifosi avversari intorno a noi. I tifosi della squadra ospite sono in una gabbia, come le bestie, forse perche' sono bestie. Gli si insulta. Ci insultano. 
Quelli del piano di sotto incitano tutto lo stadio a cantare o a starsene a casa. L'unica nota positiva sono le voci bianche della zona riservata ai bambini. Perche' i bambini sono in una zona protetta, perche' allo stadio bisogna proteggerli, bisogna segregarli.
La tifoseria organizzata impone il proprio pensiero unico unificato conforme a tutti, se non odi un certo giocatore, se non ne ami un'altro, a prescindere, sei un coglione e se non stai attendo ti prendi pure un pattone [4]
Lo stadio e' come un carcere, invece di redimere, imbruttisce, entri ben disposto a guardare una partita di calcio, esci incazzato, pieno di risentimento, di odio, uniformato. E il risultato sul campo non conta niente, perche' lo spettacolo (nel bene e nel male) sono loro, i tifosi, il dodicesimo uomo in campo, che ti dicono come ti devi sentire, come devi pensare, come devi odiare.

Questo non e' piu' il mio stadio, questo non e' piu' il mio passatempo.
A non rivederci.

[1] Per chi non lo sapesse, la scelta di vita, e' che vivo all'estero
[2] I rubinetti gli anno tirati in campo da tempo
[3] Soprattutto Eduardo, che regala la partita agli ospiti con una papera d'antologia.
[4] Notasi la rima baciata

Lo strano derby di ritorno

11 Mag

Comincia con una corsa il derby dell'8 maggio, quello più atteso dalla città, che potrebbe mettere una grossa pietra sulla permanenza nella massima serie della seconda squadra di Genova. La corsa è la mia, che ho perso il pullman e mi fiondo a prendere la macchina, che il tempo non è che abbondi, e di solito la gradinata si riempie con largo anticipo.

Per l'occasione ha garantito la presenza anche il Dottor Hardla, uno dei più grossi latitanti della tifoseria rossoblù, e già questo sarebbe un evento da ricordare.

Ai tornelli i pezzi grossi dell'Ottavio Barbieri stanno facendo selezione all'ingresso come nelle discoteche: tu hai l'abbonamento, vai di là, tu hai pagato il biglietto, passa di là, tu sei un mio amico e vuoi entrare a scrocco, vieni di qua. Mi rendo sempre più conto di quanto sia cretino spendere più di duecento euro per un abbonamento di gradinata, i miei dubbi su un eventuale rinnovo si fanno sempre più insistenti.

Sugli spalti raccolgo un volantino firmato “Quelli che ci sono sempre” che invita i più anziani e quelli che non hanno voglia di cantare a cedere l'abbonamento a giovani più motivati, perché la Nord torni ad essere quello spettacolo di coreografia che tutti ci ricordiamo. Vorrei avere una penna in tasca per rispondere che i primi a doversene andare sono proprio loro, e firmarla “Quelli che l'abbonamento se lo pagano”. Cominciamo male, guarda.

Ma entrano le squadre, viene tirato su un telo a coprire tutta la gradinata, dev'essere un bello spettacolo a vederlo dall'altra parte, ma anche la Sud si è data da fare, una coreografia cangiante con bandierine colorate e volantini, è un bello spettacolo, una volta tanto.

La partita comincia nervosa, la squadra (sempre) ospite è molto più agguerrita, come è normale quando hai a disposizione un solo risultato, i nostri sono piuttosto fallosi, soprattutto Rossi è molto carico, reagisce ai contrasti, polemizza con l'arbitro.
Forse i timori di una torta hanno contagiato la squadra oltre che la città, il sindaco si è espresso con l'augurio di un gesto di solidarietà fra cugini, una frase infelice che ha innervosito un ambiente che non ne aveva proprio alcun bisogno.

C'è distrazione nella compagine rossoblù, ad un certo punto Biabiany infila la palla fra le gambe di Dainelli e se ne va a spasso per l'area di rigore senza che nessuno provi a fermarlo, se ne stanno lì impietriti a guardarlo partire, poi uno dei difensori fa: “Oh, guarda, prendilo un po'” e l'altro allunga un piede e gli leva il pallone, che Biabiany non è proprio un mostro di bravura. In gradinata ci guardiamo fra di noi, perplessi.

Nel recupero si alzano i cori e, ahinoi, le bandiere. Un grosso tizio con un grosso grosso vessillo comincia a sventolare proprio fra me e la porta, ed è esattamente il momento in cui viene battuto il calcio d'angolo che Floro Flores butta in rete di testa. Stadio in tripudio, io no.

Secondo tempo, pochi istanti dopo il fischio d'inizio la Nord si riempie di fumo, un'altra brillante iniziativa della tifoseria organizzata, e la partita viene sospesa. E poi siamo noi che dovremmo andarcene dalla gradinata.

Insieme al fumo va via anche la grinta delle squadre, se mai ci fosse stata. Col passare del tempo le formazioni si fanno sempre più contratte, il gioco sempre più approssimativo, sembra che il Genoa non abbia più voglia di correre, lascia alla squadra avversaria ogni iniziativa, si limita a contrastare poco e male, e alla fine perde palla con una frequenza che sembra sempre più sospetta.

Il gol del pareggio è il trionfo della banalità, un calcio da metà campo di Palombo, una respinta incerta del portiere e il rinvio in rete di Pozzi, ma anche prima abbiamo assistito a galoppate sulla fascia di giocatori che non sono certo dei siluri, e nessuno che abbia cercato di fermarli. Qualcuno comincia a snocciolare ricette di dolci, torta di mele, torta di fragole, torta margherita, biscottone e ciambella. Dopo il pareggio non cambia il ritmo, entrambe le squadre si limitano a passarsi la palla evitando ogni possibile iniziativa, e dalla gradinata partono i primi cori incazzati. “Il derby non si regala” è il più gettonato, ma anche “Buffoni” sembra piacere parecchio.

Cominciano i cambi, scoppia un tafferuglio in campo fra Rossi e un altro, ma a farne le spese è Mesto, intervenuto per dividerli. La Nord è incazzata nera, aspetta il fischio dell'arbitro per sputare addosso ai giocatori tutto il suo sdegno, ma alla fine dei sei minuti di recupero succede qualcosa che nessuno si aspettava. Nessuno, non il presidente, non l'allenatore, di certo non i tifosi. Boselli si gira, si libera di un difensore come avrebbe fatto Milito e la butta nell'angolo in basso a destra. Due a uno, Samp nella merda, tifosi su più strati. Di colpo ci si dimentica dei sospetti, tutti cantano, i giocatori corrono sotto la Nord a festeggiare, tranne Milanetto e Criscito, che si portano il dito davanti al naso, ci fanno segno di tacere. Milanetto va anche oltre, come si leggerà poi sui giornali.

Comunque sugli spalti è festa, in campo anche, ma meno, la squadra non esce a salutare, va a farsi la doccia palesando il suo fastidio. I tifosi sono troppo impegnati a cantare la hit del momento per farci caso, e comunque un centinaio di loro va ad aspettare la squadra all'uscita dello stadio per applaudirli, e ribadire che in ogni caso “Non lo sapeva! Boselli non lo sapeva! Non lo sapeeevaaa! Boselli non lo sapeeevaaa!”.

E basta, alla fine non lo sapremo mai se sia stata una torta riuscita male o se fossero veramente tutti così grammi da non riuscire a mostrare che cinque minuti di buon calcio, quel che resta a distanza di un paio di giorni sono il gol capolavoro di Mauro Boselli e la scomparsa quasi totale di tifosi doriani. Non ne vedi più per strada, non li trovi su internet, si sono volatilizzati quasi tutti, resistono i soliti duri e puri che ostentano indifferenza e giurano di tornare più forti di prima e di farcela pagare e si vabbè, intanto l'anno prossimo noi si tifa tutti Gubbio.

Boselli 51:16

9 Mag

se andranno in B, non sarà certo solo per colpa o merito di quest goal all'ultimo secondo, le colpe vanno ricercate nella loro campagna cessioni, ma certo che da genoani immaginare che sia proprio il derby a mandarli giù, fa godere.
(e non mi vengano a dire che a parti inverite sarebbe diverso!)

                                    
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